Intervista a Giovanna Olivieri

Lei si chiama Giovanna Olivieri e da trentacinque anni è la proprietaria di un negozio di estetica a Vago di Lavagno, Estetica Giolì. Trentacinque anni di attività significano migliaia di persone incontrate e altrettante storie ascoltate. 

Forse sono state proprio queste storie e il costante incontro ravvicinato con le persone, per lo più donne, ad aver traghettato Giovanna giorno dopo giorno verso un nuovo mondo, verso una nuova sensibilità e necessità a cui poche persone avevano dato fino ad oggi davvero voce: quella della cura estetica degli inestetismi provocati dai trattamenti per la cura della malattia oncologica.

Giovanna ci racconta di un pomeriggio nel suo negozio, quando aprendo una rivista di settore vide proprio la pagina che sponsorizzava un corso di APEO (Associazione Professionale di Estetica Oncologica) di 120 ore presso la Fondazione Ca’ Granda Policlinico di Milano, e ci spiega anche il suo iniziale timore nell’affrontare un tema di tale portata in un negozio estetico e del suo percorso di scelta fino al giorno in cui ha capito che quello avrebbe voluto fare.

Oggi Giovanna è un’estetista APEO, avendo frequentato il corso e superato l’esame finale, ed è iscritta con il titolo di Estetista APEO Provisional, all’Albo Professionale Privativo APEO, che richiede un costante aggiornamento agli iscritti che di anno in anno sono chiamati a dare esami per poter operare sui propri clienti.

Durante il corso vengono infatti spiegate le caratteristiche di base della malattia oncologica e vi è una specifica formazione sui principali farmaci utilizzati per la terapia con le rispettive tossicità cutanee; si studia il processo radioterapico e i suoi conseguenti danni cutanei e viene studiata la cosmetologia specifica adatta alla cute della persona in terapia; ma non si tratta solo di cosmetica, bensì anche di psiconcologia e vengo insegnate, da fisioterapisti esperti in campo oncologico, anche tecniche specifiche di massaggio. Come ci dice Giovanna, dopo questi studi molto specifici “so cosa posso fare per la persona in terapia, ma soprattutto so cosa non devo fare”.

Ma vediamo cosa può fare un’estetista APEO oggi per un paziente oncologico. Si parte dal make-up correttivo, alla manualità linfodrenante e miorilassante, dai trattamenti nutrienti e riepitelizzanti per il miglioramento delle zone cutanee, alla gestione della pelle per rallentare la comparsa di lesioni da terapia farmacologica o da radiante. Manicure e pedicure specifici per prevenire ed alleviare i fastidi delle tossicità ungueali, pratiche di igiene e cura della pelle e depilazione. 

Posso aiutare le persone in terapia a prendersi cura di sé al fine di vivere con la migliore qualità della vita possibile – ci spiega Giovanna – ed è importante che questi trattamenti vengano fatti durante la terapia stessa affinché vi sia un miglior risultato. Ma si può anche fare il trattamento successivamente e durante la terapia di mantenimento. Lo scopo è quello di aiutare le mie clienti a ritrovare il proprio benessere, riequilibrando il proprio aspetto estetico, che è molto importante soprattutto in questi momenti. Una delle cose in cui credo fermamente infatti è che l’estetica vada oltre quello che l’occhio può vedere”.

Quello che rimane è il sorriso delle sue clienti che si sono viste allo specchio dopo il trattamento, l’incredulità con le quale si sono viste di nuovo donne e non più pazienti. 

Oggi Giovanna continua il suo lavoro con la certezza di voler approfondire sempre di più il tema della cura estetica per i pazienti in cura, consapevole della specificità e dell’importanza del servizio che sta offrendo a persone che sono in terapia.

La sua disponibilità la porta anche a collaborare con l’Azienda Ospedaliera di Verona, offrendo alcune giornate di volontariato presso i reparti di cura oncologia. “Intervenire durante la cura è molto importante – ricorda Giovanna – per diminuire gli effetti della terapia sul corpo. Cerchiamo di sensibilizzare i pazienti sul tema, perché la cura estetica fa tanto a livello fisico ma, come ho avuto modo di constatare di persona, fa molto anche sul morale della persona e questo può essere senz’altro di aiuto per la cura stessa della malattia”.

Carmen Santi